|
Nascita delle reflex Canon.
Il sistema R della CanonFlex
Canon iniziò la produzione di reflex nel 1959, con il modello Canonflex.
La
Canonflex era dotata di pentaprisma intercambiabile ed aveva uno
schermo di messa a fuoco con stigmometro.
Essa introduceva per la prima
volta un attacco a baionetta (fino ad allora erano stati usati attacchi a
vite M39 leica).
Tale
innesto, denominato "R" era caratterizzato da un collare di serraggio che permetteva il recupero dei
giochi meccanici, per garantire la massima precisione.
L'accoppiamento
con l'obiettivo era caratterizzato da un meccanismo particolare:
l'otturatore era comandato dalla salita dello specchio, mentre il
ritorno in posizione di riposo comandava la riapertura del diaframma,
come potete vedere in questo disegno tratto da un raro opuscolo
dell'epoca:

Il
pulsante di scatto quindi è morbidissimo perché non si occupa del
comando dell'otturatore, che invece è delegato ad un perno nella
posizione superiore sinistra del box, attivato dalla cornice dello
specchio; l'otturatore non parte se lo specchio non si solleva, salvando
la pellicola in caso di guasto di quest'ultimo.
Un
secondo perno sulla parte superiore destra del box si occupa di frenare
la corsa dello specchio tramite un treno di ingranaggi che aziona un
volano, quindi l'odiosa spugnetta battispecchio non è necessaria; ecco
com'è fatto:
Un'altra
soluzione interessante è di avere interposto uno strato di sughero
naturale sotto le staffe che bloccano il pentaprisma nella sua sede. In
questo modo, a differenza del sistema FL, anche dopo 50 anni non vi sono
macchie sul pentaprisma, dovute allo scioglimento della spugnetta usata
negli anni successivi.
La
dentatura di questo innesto era esterna al bocchettone, in modo da
non invadere il cammino ottico con sporgenze, cosa che permise
successivamente progetti ottici molto arditi sfruttando la geometria al
limite delle possibilità.
La funzione del diaframma automatico, che si chiude al momento dello scatto per poi riaprirsi in modo da favorire la visione
sullo schermo di messa a fuoco, non fu applicata a tutta la linea di obiettivi.
Gli obiettivi automatici proposti al lancio della Canonflex e denominati appositamente "Super-Canomatic", furono i seguenti:
- Super-Canomatic R 50/1.8 (maggio 1959)
- Super-Canomatic R 100/2 (settembre 1959)
Successivamente poi vennero approntati anche questi:
- Super-Canomatic R 35/2.5 (agosto 1960)
- Super-Canomatic R 58/1.2 (febbraio 1962)
- Super-Canomatic R 85/1.8 (ottobre 1961)
- Super-Canomatic R 135/2.5 (febbraio 1960)
Quelli non automatici, derivati ed adattati dal corredo telemetro furono invece:
- Canon R 85/1.9 (gennaio 1960)
- Canon R 100/3.5 (marzo 1961)
- Canon R 135/3.5 (maggio 1959)
Mentre gli obiettivi lungo fuoco con soffietto, non automatici, furono:
- Canomatic R 200/3.5 (semiautomatico) (maggio 1959)
- Canon R 300/4 (gennaio 1960)
- Canon R 400/4.5 (gennaio 1960)
- Canon R 600/5.6 (gennaio 1960)
- Canon R 800/8 (gennaio 1960)
- Canon R 1000/11 (gennaio 1960)
Infine fu previsto un unico zoom:
- Canomatic Zoom R 55-135/3.5 (data sconosciuta)
Tornando alla Canonflex, essa era dotata di otturatore a tendina in tela gommata, con tempi sino a 1/1000 e posa B e T.
La
macchina non era provvista di serie di esposimetro interno, ma era
munita di una slitta sulla calotta, accanto all'obiettivo, per poter
innestare un esposimetro esterno, dotato di diffusore opalino
rimovibile per lettura incidente, che potete vedere montato in queste
foto:
Da notare l'accoppiamento con la ghiera dei tempi tramite cascata di ingranaggi.
Il
caricamento della pellicola era effettuato tramite una leva ad
azionamento rapido posizionata sul fondello, come di consuetudine (per Canon) in
quegli anni:
La
carica avveniva con un colpo singolo (ma sulla R2000 fu introdotta la
carica additiva), con una corsa di 130° e secondo le pubblicità del
tempo permetteva 3 scatti al secondo: con pollice e medio della mano
sinistra si mette a fuoco, con l'anulare si carica l'otturatore. C'è da
prenderci la mano, ma alla fine è pratico. Unico neo: impossibile da
usare sul cavalletto a meno di usare un distanziale, e questa fu la
grande critica ricevuta a suo tempo, tanto che dopo la R2000 questo
sistema fu abbandonato.
La
canonflex era già dotata di un sistema di accessori di buon livello:
osservate in questa foto l'innesto a baionetta per il contatto del
flash, già utilizzato sulle telemetro:
Su di esso potevano venire innestati flash con lampadine a combustione quali il modello V:
Meglio
ancora il modello successivo V2, che, oltre a permettere la rotazione
della testina per il lampo riflesso, permetteva il montaggio di un
numero maggiore di tipi di lampada grazie ad un adattatore, qui
illustrato con la lampada press25:
Ma anche flash a slitta, utilizzando un accessorio denominato flash unit coupler:
Ed ecco una foto del raro visore a pozzetto verticale waist level finder che anticipava di 10 anni gli accessori che avremmo poi trovato sulle macchine di fascia superiore della serie F:
Altrettanto
rari ed introvabili gli obiettivi Canomatic sui quali, nei lunghi
fuochi era necessario un soffietto di messa a fuoco interposto tra
l'obiettivo e la fotocamera:
Oppure l'introvabile soffietto bellows per macrofotografia:
il supporto per cavalletto che consente la carica tramite la leva sul fondello:
del quale furono realizzate tre versioni, la R per la canonflex, la R2 per la Canonflex R2000, la R3 per le Canonflex RM ed RP.
E ancora, gli anelli per l'inversione degli obiettivi in macrofotografia, "macrophoto couplers":
Il "tele coupler R", per montare gli obiettivi di focale superiore a 200mm provenienti dal corredo telemetro:
Gli adattatori "focusing adapter R-A" per utilizzare obiettivi telemetro 85-100-135 con il rapporto di riproduzione 1:1
e quello per usare il 100/3.5 telemetro, denominato "focusing adapter R-B":
le lenti closeup:
Infine le borse pronto e le custodie per obiettivi:
Insomma,
era stato pensato un sistema fotografico, cosa che per quei tempi era
appannaggio di pochi produttori, anche se si era ben lontani dal sistema
concepito attorno alla Nikon F.
Nel
settembre 1960 fu introdotta la R2000, ove fu aggiunto per la prima
volta al mondo il tempo di scatto 1/2000" (raffigurato il mio esemplare
personale). Nel contempo fu eliminato lo stigmometro e considerando che i
primi schermi di messa a fuoco fresnel non erano campioni di
luminosità, non fu una cattiva idea, perché restava al centro una zona
chiara e luminosa per la messa a fuoco.
Essa
è la più rara di tutta la produzione Canonflex essendo stata prodotta
in soli 8700 esemplari circa, a fronte dei circa 17000 della prima
canonflex, dei 32000 modelli RP e dei 70000 modelli RM.
E' una macchina elegante ed essenziale, dalla linea futurista, bellissima ancor oggi.
Eccola in qualche pagina pubblicitaria dell'epoca.
Sempre nello stesso anno fu anche introdotta una versione più economica, la RP, con pentaprisma fisso:
Tuttavia
nel 1962 cominciò un'inversione di tendenza, che portò sul mercato
modelli più economici alcuni dei quali, molto discussi, si rivelarono
di scarso successo commerciale.
Fu
infatti messa in commercio una ulteriore versione delle canonflex, la
RM, ancora più economica e semplificata della RP, anche se dotata di
esposimetro accoppiato ai tempi di scatto, abbandonando il sistema di
carica dal fondello a favore di una leva posizionata sulla calotta,
dietro al selettore dei tempi.
Sulla RM apparirono ingranaggi di
plastica, boccole in plastica invece che in bronzo, sistemi premontati
per risparmiare tempo nella messa a punto. Insommma, era iniziata l'era
moderna.
Fu l'ultimo modello Canonflex prodotto:
Nel
corso di questi anni mi sono chiesto molte volte per quale motivo
Canon affrontò la produzione delle reflex con un modello che risultò un
fallimento.
Pensiamo alle date di produzione ed ai relativi esemplari prodotti:
- Canonflex - da maggio 1959 a settembre 1960 (meno di un anno) -
17000 esemplari (nello stesso periodo Nikon F vendette circa 600.000
pezzi)
- Canonflex R2000 - da settembre 1960 ad aprile 1964 (quattro anni) - 8700 esemplari
- Canonflex RP - da settembre 1960 ad aprile 1962 (due anni) - 32000 esemplari
- Canonflex RM - da aprile 1962 ad aprile 1964 (due anni) - 70000 esemplari
Nei cinque anni trascorsi dal lancio della Canonflex
al lancio della Canon FX, prima fotocamera FL che determinò la
cessazione del sistema R, la Canon vendette poco ed impegnò comunque
grandi capitali per un sistema fotografico che già al suo esordio era in
netta inferiorità rispetto alla Nikon F lanciata nello stesso anno
della Canonflex e dotata di obiettivi da 21mm di focale sino a 500mm di
focale, oltre ad una serie di caratteristiche che ne decretarono un
immenso successo commerciale.
Come ho già scritto
altrove in queste pagine Canon si era leziosamente soffermata a
perfezionare ai massimi livelli il sistema a telemetro, con una macchina
veramente bella (la 7s) ed un corredo di obiettivi di altissimo
livello, nel frattempo altri produttori lanciarono sul mercato le prime
reflex giapponesi: Asahiflex nel 1952, Miranda T nel 1955, Minolta e
Topcon nel 1958, Nikon nel 1959.
Canon inoltre faceva sporadicamente pubblicità solo su riviste secondarie, non aveva un
distributore negli stati uniti, non aveva un valido servizio di
assistenza clienti e spingeva moltissimo su modelli economici di telemetro, la canonet e la demi.
Se
consideriamo che dopo solo 5 anni dall'avvento della canonflex aveva
cambiato l'innesto obiettivi, questo fa capire di quale pessima fama
godesse Canon fra i professionisti.
Questa è una pubblicità su Popular Photo del 1959:
Il
mercato dei fotoamatori è
sempre stato avido di novità e di comodità ed il sistema telemetro era
assolutamente superato e fuori tempo in quel 1961 in cui, mentre
proponevano il
modello più perfezionato nella loro gamma, altri produttori invece
avevano guadagnato terreno sulle reflex, conquistando così la supremazia
sul mercato.
E'
mia opinione che Canon, pur conscia dell'assoluta inferiorità del
sistema R, volle ugualmente proporlo sul mercato per far vedere alla
clientela la sua presenza nel settore.
Come al solito
giudicare a posteriori (e cinquant'anni dopo) senza tangibili riscontri
ha poco senso e sino a non molto tempo fa non riuscivo a spiegarmi il motivo
di questo azzardo commerciale.
Ho cercato una canonflex
negli ultimi sette anni, frugando ebay ogni sera, ed in tutto questo
tempo ho trovato soltanto pochi esemplari indegni della mia collezione
per via del loro stato: sono un collezionista esigente, le mie macchine e
gli obiettivi devono essere perfetti, la rumenta non la voglio nemmeno
prendere in considerazione.
Mi ero quindi rassegnato a non poter avere mai più una canonflex, quando recentemente ne è apparsa una, una
R2000, il modello più raro, ad un prezzo assolutamente elevato, ma in una condizione
spettacolare, così non ho perso tempo, e l'ho comprata all'istante.
Arrivata
a casa l'ho trovata esteticamente in condizioni pari al nuovo, forse mai usata,
ma meccanicamente in condizioni drammatiche: obiettivo bloccato a
causa di olio sul diaframma, tempi lenti bloccati (quelli che ingaggiano il treno
ritardatore ad orologeria, da 1/8 sino ad un secondo), tempi veloci (500, 1000, 2000) con
tendine asincrone, ed esposimetro con le alte luci non
funzionanti.
Questo è il treno ad orologeria che comanda i tempi lenti, lo vedete sulla sinistra della foto:
ed è di stretta derivazione (per non dire totalmente copiato) dagli otturatori tedeschi Compur.
Questa
invece è la vista frontale, con l'otturatore in tela gommata ed il
meccanismo ad orologeria dell'autoscatto, identico a quello delle ultime
telemetro ed anche delle prime fotocamere FL:
Così, armato di pazienza, oculare da orologiaio e di tutta la mia esperienza, l'ho smontata per ripararla.
Come
prevedibile il grasso indurito aveva bloccato i meccanismi ad
orologeria, quindi ho effettuato un lavaggio con tricloroetilene ed una
lubrificazione con oli moebius per orologeria. Le tendine invece avevano
le molle allentate ed i freni di fine corsa fuori taratura.
Non
posseggo un tester kioritsu, ma posso ugualmente verificare il
sincronismo delle tendine tramite un fototransistor inserito sulla
scheda audio del computer. Su internet si trovano riscontri su come operare in tal senso.
Ed
è stato qui che ho finalmente capito il sistema Canonflex: un
capolavoro di meccanica raffinata, dove tutto è stato costruito senza
badare a risparmi per conseguire la massima qualità possibile, pur con i
limiti del progetto.
In conclusione, Canon volle far vedere al mondo, come
altre volte farà in futuro, di cosa era capace, e per fare questo
affrontò
la produzione pur sapendo di andare incontro ad una sicura perdita di
denaro, ma in questo modo gettò le basi per affrontare, nei dieci anni
seguenti, la
sfida del sistema FD, che risultò finalmente vincente sulla
concorrenza: la AE1 nel 1976 vendette quasi sei milioni di esemplari,
battendo le vendite di tutti i concorrenti, compresa quella Nikon che
umiliò la Canonflex alla sua uscita sul mercato.
Ci vollero quindici anni prima che i figli di quel dio minore che è
stata la splendida Canonflex potessero diventare adulti e vittoriosi, e
finalmente con questa pagina riceverà l'apprezzamento, pur postumo, che
ha meritato; essa condivise la sorte del soprano Renata Tebaldi, "voce
d'angelo", che sarebbe stata la cantante più famosa del suo tempo se non
ci fosse stata la coeva Maria Callas a detronizzarla, ma la sua
"Fanciulla del West" è un capolavoro ineguagliato. La Callas arrivava
dappertutto, interpretava ogni ruolo, in pratica era pluriaccessoriata,
come la Nikon F, alla Tebaldi, come alla Canonflex, rimasero le nicchie
di eccellenza, ossia le briciole.
Gli obiettivi Super-Canomatic.
Gli
obiettivi Super-Canomatic, appositamente concepiti per la Canonflex del
1959 sono rari e non mi risulta che esista online una raccolta di
informazioni su di essi.
Questa pagina quindi è l'unica risorsa attuale in materia.
Pubblico anche gli inediti schemi ottici e le caratteristiche tecniche, oltre alle foto di esempio.
Sono
obiettivi dalla manifattura straordinaria, ed otticamente molto
avanzati, se consideriamo che videro la luce oltre cinquanta anni fa. Tutti
gli obiettivi per Canonflex hanno il trattamento antiriflesso a singolo
strato, denominato "spektra", che sebbene li renda meno resistenti al flare, abbassa il
contrasto generale, permettendo di ottenere negativi molto più
equilibrati e facili da stampare, e colori più naturali, tutto l'opposto
degli obiettivi moderni, stucchevolmente ipercontrastati ed ipersaturi.
Prima
di iniziare con la rassegna dei quattro obiettivi in mio possesso, è
importante indicare quali siano i comandi operativi che permettono alla
fotocamera l'azionamento automatico.
Questa è la baionetta R di un obiettivo Super-Canomatic:
questo invece il corrispondente innesto sulla fotocamera:
Il
perno contrassegnato dal numero 1 è il riferimento per l'innesto e, a
differenza del sistema FD, non è un pulsante che blocca il collare.
Esso infatti può ruotare liberamente, anche se ha uno scatto in posizione di aperto che lo tiene in posizione.
Il
perno 2, azionato dalla fotocamera, libera il meccanismo di carica del
diaframma, preventivamente caricato dalla leva 3 durante l'armamento
dell'otturatore; è un sistema usato sugli otturatori Compur e Prontor.
In
pratica caricando la pellicola la leva 3 si sposta verso il centro,
carica la molla del diaframma tramite un meccanismo di ritegno a dente
di cane, e poi torna a riposo.
La pressione del pulsante di
scatto, aziona lo specchio il quale attiva sia l'otturatore, sia lo
scatto del diaframma in posizione di lavoro facendo salire il perno 2
che poi, tornando a riposo fa riaprire il diaframma tramite la sua molla
interna: è un meccanismo molto complesso.
Oggi è praticamente impossibile sperare di trovare uno di questi
obiettivi in perfetto stato di funzionamento: il sistema di carica del
diaframma è delicato ed è soggetto a blocco per mancanza o per eccesso
di lubrificazione (basta un lavaggio nell'etere etilico ed una sucessiva
rilubrificazione per riportarlo al normale funzionamento) e i 3
elicoidi accoppiati con vite a 10 principi
(alluminio-ottone-alluminio/ottone, per evitare grippaggi) sono sempre
induriti dal grasso solidificato. Occorre per forza un passaggio in
manutenzione, che per fortuna è molto agevole grazie alla splendida
ingegnerizzazione dell'assemblaggio.
La qualità
meccanica della costruzione
di questi obiettivi è imbattibile.
Il barilotto esterno è in
alluminio anodizzato nero, tutta la struttura interna è in
lega di alluminio (focali lunghe, per alleggerire il peso) oppure in
ottone tornito (focali corte) con una qualità paragonabile ai pregiati
obiettivi
Hasselblad
serie C o gli ancora più pregiati Contarex; l'elicoide intermedio è
sempre in ottone, i leveraggi scorrevoli sono di ottone e quelli
infulcrati di acciaio con perni torniti riportati e non stampati; sono
presenti registri per tarare tutti i valori dell'obiettivo (apertura
principale, apertura profondità di campo, messa a fuoco, scala metrica,
punti di intervento delle leve di comando):
Una
qualità del genere non si trova negli obiettivi della Nikon F, i cui
elicoidi erano in lega di alluminio anodizzata molti dei quali con il
passare degli anni si sono grippati a causa del consumo
dell'anodizzazione.
L'innesto a baionetta R ha la
stessa dentatura delle successive FL ed FD, ma la diversa posizione
delle leve di comando (apertura e chiusura diaframma) fa sì che sia
impossibile innestare un obiettivo FD su una macchina Canonflex, pena la
rottura dei meccanismi della macchina, mentre invece è possibile
montare un obiettivo FL da usare però in stop-down, oppure montare un
obiettivo Canomatic o Super-Canomatic su una macchina FD o FL, usandolo
sempre in stop-down.
Questo accade perché gli obiettivi FD hanno
una leva in più (comunicazione valore diaframma alla fotocamera) che
urta meccanicamente con la leva chiusura diaframma sul corpo canonflex,
mentre gli obiettivi FL hanno solo la leva di chiusura diaframma (la cui
riapertura avviene nell'obiettivo), che però dopo lo scatto torna in
posizione, impedendo di preserrare il diaframma al valore impostato, il
quale quindi resta sempre a massima apertura e va portato in chiusura
tramite il comando stop-down.
Ciò che trovo affascinante sugli obiettivi R è il sistema per regolare la profondità di campo.
Sulle
macchine FD (ed anche su altre) per controllare la profondità di campo
occorre premere un pulsante (o spostare una leva): ciò provoca la
chiusura del diaframma al valore impostato.
Se la profondità di
campo osservata è inadeguata, occorre modificare l'apertura del
diaframma e ripremere il pulsante di controllo, oppure tenere premuto il
pulsante e contemporaneamente scegliere un diaframma diverso.
La cosa mi è sempre risultata tediosa.
Sugli
obiettivi R invece esistono due ghiere diaframmi: la prima dotata di
scatti ogni stop, imposta il valore del diaframma al quale esso sarà
chiuso nel momento dello scatto.
La seconda ghiera invece, con movimento uniforme senza scatti, chiude il diaframma indipendentemente dal valore impostato.
Questo
permette, con l'occhio nel mirino, di regolare la profondità di campo
con la massima esattezza, ignorando l'impostazione effettiva. Sarà
sufficiente poi adeguare il valore della prima ghiera a quello letto
sulla seconda. Alternativamente si può scegliere di lasciare la seconda
ghiera sul valore scelto e di scattare, visto che essa lascia il
diaframma all'apertura selezionata.
In questo modo è possibile regolare la profondità di campo, oppure scegliere il grado di sfocatura con una precisione assoluta.
Sulle
reflex moderne poi, visto l'adozione di sistemi di visione sempre più
economici (specchi al posto del pentaprisma) è necessario usare schermi
di messa a fuoco più lucidi per compensare il calo di luminosità del
mirino; questo significa che la profondità di campo osservata non
corrisponderà a quella impressionata in foto. Ma tanto c'è photoshop che
aggiusta tutto.
Come al solito era meglio quando non vi erano troppi "aiuti", e ciò si può capirlo soltanto sulla propria pelle.
In
questo scatto (Super Canomatic R 50/1.8) ad esempio ho scelto con precisione assoluta il grado di
sfocatura dello sfondo, regolando la seconda ghiera sino a quando nel
mirino è apparso ciò che poi è rimasto impresso sulla pellicola, volevo
infatti uno sfondo sfocato dove fosse ancora comprensibile che si tratta
di un porto con navi e gru su chiatte.
I
paraluce sono di tipo con fissaggio a morsetto ed incorporano una sede
per filtri drop-in da 63mm identici alla serie VII hasselblad:
La codifica di questi paraluce è semplice, vi è impresso il nome dell'obiettivo, ad esempio R 35 mm 1:2.5
Non mi è chiaro, per mancanza di documentazione, se furono approntati paraluce di questo tipo per tutti gli obiettivi R.
E'
possibile però utilizzare i paraluce del successivo sistema FL, i cui
obiettivi derivarono strettamente dai Super-Canomatic, e di questi
paraluce ne esistono due tipi:
La versione economica è questa, ed impedisce l'uso dei filtri:
mentre
invece la versione "lusso" ha il morsetto del paraluce (l'anello
cromato) svitabile e permette l'inserimento dei filtri come nei paraluce
R:
anche
in questo caso la codifica è semplice: la prima lettera indica il tipo
di obiettivo: W=wide, S=standard, T=tele, la coppia di numeri seguenti
indica il diametro esterno del portafiltro, quindi per il 58mm
corrisponde a 60. Eventuali varianti con numeri successivi.
Ad
esempio il paraluce per il 35mm è W60, quello per il 50mm è S60, quello
per i tele è T60 (per il 135mm) e T60-2 per il 100mm e per l'85mm (più
corto).
Per
ogni misura esiste con la stessa codifica la versione con portafiltro
drop-in tranne Il W60-A, che è la versione con portafiltro del W60;
esiste anche un W60-B che è più basso ed è probabilmente destinato all'
obiettivo FL 28/3.5
Il fatto che i paraluce per il corredo FL
siano utilizzabili sul corredo Canomatic, anche se questo inficia
l'originalità dell'assieme, permette una maggiore libertà di ricerca,
visto che i paraluce originali sono veramente rari.
I tappi originali degli obiettivi R sono in plastica nera, con la scritta Canon al centro, in rilievo:
ma obiettivi prestigiosi come il 58/1.2 avevano un tappo in metallo cromato con la scritta Canon.
Anche in questo caso si possono usare i tappi metallici FL, che per via
della loro costruzione con spessori metallici perimetrali all'interno
tendono tuttavia a macchiare di residui di alluminio la splendida
anodizzazione nera del barilotto Canomatic.
Passiamo ora alla descrizione degli obiettivi.
Super Canomatic R 35 f/2.5
Schema ottico: 7 lenti in 5 gruppi, rigido, doppio elicoide.
Diaframma: 6 lame.
Apertura minima: f/16.
Distanza minima di messa a fuoco: 40cm.
Paraluce: R35 f/2.5 oppure FL W-60, oppure W-60-A.
Portafiltri: 58mm oppure drop-in da 63mm incorporato nel paraluce.
Angoli di campo: Diagonale 64°, orizzontale 54°, Verticale 38°.
Peso: 318g.
Dimensioni (mm, DxH): 65x66.
Messo in commercio: agosto 1960.
Prezzo di listino nel 1960: L. 90.000.
Schema ottico:
Note:
E' l'obiettivo più "difficile" di tutto il corredo. Esso fu
preparato ex-novo per la Canonflex perché i grandangolari simmetrici
usati sulle telemetro non potevano essere ovviamente usati, e
sinceramente non mi aspettavo una buona resa da uno dei primi retrofocus.
Invece,
nonostante non possa competere con il successivo e più performante 35/2
al torio del '71, si è dimostrato un obiettivo straordinariamente
equilibrato, capace comunque di notevole nitidezza considerando gli
oltre 50 anni di vita.
Allineato
con gli altri obiettivi del corredo per resa cromatica, ricchezza
tonale e per la resa del dettaglio, che sebbene non paragonabile ad un
distagon è comunque ragguardevole.
Foto di esempio:
 | Sullo sfondo il disgraziato ponte Morandi sul polcevera, quando non sapevo ancora che sarebbe crollato.
|
 |
Dettaglio ingrandito della foto precedente. |
 |
ingrandimento della foto precedente |
Lo sfocato a tutta apertura di questo 35mm è gradevolissimo, in linea con quello degli altri obiettivi del corredo:
Ma basta diaframmare un po' per osservarne la grinta:
Super Canomatic R 50 f/1.8
Schema ottico: 6 lenti in 4 gruppi, rigido, doppio elicoide.
Diaframma: 6 lame.
Apertura minima: f/16.
Distanza minima di messa a fuoco: 60cm.
Paraluce: R50 f/1.8 oppure FL S-60.
Portafiltri: 58mm oppure drop-in da 63mm incorporato nel paraluce.
Angoli di campo: Diagonale 46°, orizzontale 38°, Verticale 26°.
Peso: 298g.
Dimensioni (mm, DxH): 63x53.
Messo in commercio: maggio 1959.
Prezzo di listino nel 1960: L. 80.000.
Schema ottico:
Note:
Avete presente il classico 50/1.8 di infima qualità dato a corredo da tutti i produttori di fotocamere?
Nel sistema FD esso è, come si dice a Genova, una rumenta senza arte né parte.
Nel
sistema R invece l'obiettivo di serie è un capolavoro per nitidezza, resa dei toni, lettura delle ombre
e resa dei colori.
Foto di esempio:
Super Canomatic R 58 f/1.2
Schema ottico: 7 lenti in 5 gruppi, rigido, doppio elicoide.
Diaframma: 6 lame.
Apertura minima: f/16.
Distanza minima di messa a fuoco: 60cm.
Paraluce: R58 f/1.2 oppure FL S-60.
Portafiltri: 58mm oppure drop-in da 63mm incorporato nel paraluce.
Angoli di campo: Diagonale 41°, orizzontale 34°, Verticale 23°.
Peso: 406g.
Dimensioni (mm, DxH): 64x60.
Messo in commercio: febbraio 1962.
Prezzo di listino nel 1962: L. 130.000.
Schema ottico:
Note:
Il primo obiettivo al mondo con apertura f/1.2!
Come tutti gli obiettivi pre-asferici a grande apertura, bisogna accettare una aberrazione sferica residua.
Ma è proprio questo difetto a conferire a questo obiettivo la magica capacità di creare sfocati da sogno.
Diaframmato
non ha nulla da invidiare al 50/1.8 ma a differenza di quest'ultimo
quando si apre il diaframma si può sognare ad occhi aperti. Ha una notevole capacità di lettura delle ombre.
Foto di esempio:
 |
Scatto eseguito a mano linera 1/30"-f/2, notevole lo smorzamento meccanico dello specchio. |
Super Canomatic R 135 f/2.5
Schema ottico: 6 lenti in 4 gruppi, rigido, doppio elicoide.
Diaframma: 6 lame.
Apertura minima: f/16.
Distanza minima di messa a fuoco: 1,5m.
Paraluce: R100 f/2 oppure FL T-60, oppure T-60-2
Portafiltri: 58mm oppure drop-in da 63mm incorporato nel paraluce.
Angoli di campo: Diagonale 18°, orizzontale 15°, Verticale 10°.
Peso: 527g.
Dimensioni (mm, DxH): 68x107.
Messo in commercio: maggio 1959.
Prezzo di listino nel 1960: L. 120.000.
Schema ottico:
Note:
Il
135/2, è uno splendido medio tele, nitidissimo
diaframmato, con uno sfocato neutro e molto gradevole.
Foto di esempio:
 |
F/4 in pieno giorno (pellicola 125 ASA) con 1/2000" - sfocato da favola!
|
|
|
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.