I sistemi flash Canon

 

Durante il periodo che va dalla produzione delle telemetro (anni 30), sino all'avvento della serie T verso la fine degli anni 80, Canon sviluppò sistemi per l'uso del flash secondo la tecnologia corrente del tempo.
Avremo così i flash con lampada a combustione al magnesio, i primi costosi flash elettronici perfezionati nel corso degli anni con sempre più funzionali sistemi di controllo, sino all'avvento del primo flash TTL progettato a fine anni ottanta per la fotocamera T90, ultima ammiraglia del sistema FD.


  I flash con lampada a combustione al magnesio.

 

Verso la fine degli anni 60 le lampade a combustione al magnesio erano state perfezionate ai massimi livelli, consentendo, con l'uso di diversi modelli una notevole agilità operativa, con numeri guida disponibili da 6 sino ad oltre 400. Erano disponibili solitamente due tipi di esecuzione: con bulbo trasparente per l'uso con pellicole bianco e nero oppure colore tungsten, e con bulbo azzurrato per l'uso di pellicole colore daylight, tuttavia esistevano anche lampade con bulbo nero, per fotografia ad infrarossi. I problemi di esplosione dei bulbi che affliggevano questo sistema negli anni 30 e 40 furono eliminati (era un grande pericolo) e fu adottata una codifica delle lampade tramite un punto blu (blue spot) che qualora cambiasse colore al rosa indicava che la lampada non doveva essere usata. Questa caratteristica fu ampiamente pubblicizzata per tranquillizzare gli utilizzatori. Come era stato concepito questo sistema di sicurezza? La lampada era rivestita con un film plastico, il quale aveva lo scopo di trattenere i frammenti di vetro in caso di frattura del bulbo durante la combustione. Il sistema di controllo invece era basato su una vernice contenente cloruro di cobalto. Questo sale cambia colore dal blu al rosa quando aumenta l'umidità (è usato per decorare quegli oggetti ai quali si pretende di far prevedere il tempo). Il punto blu veniva apposto sulla sommità dell'ampolla di vetro, poi veniva applicato il rivestimento plastico. Qualora il colore fosse virato al rosa significava che era penetrata umidità sotto il film plastico a causa del suo deterioramento o di una lesione meccanica. In questo caso la lampada andava scartata ed era sufficiente portarla al negozio per ottenerne la sostituzione (solo negli stati uniti). Ecco a titolo di esempio due lampade di classe media M3 con numero guida 80 (a 100asa), nella foto potete vedere la lampada bruciata e quella nuova:


Questa invece è una confezione delle stesse lampade di produzione americana che risale al 1966:


Ed ecco la tabella dei numeri guida (sono espressi per distanze in piedi, vanno moltiplicati per 0.304 per ottenere la distanza in metri):


Come si può leggere, sono previste tre possibilità per la sincronizzazione dell'otturatore:
  • X-sync è dedicato all'uso dei flash elettronici e comanda il lampo nello stesso istante in cui si apre l'otturatore. Non è adatto quindi all'uso delle lampade con tutti i tempi perché non sfrutta in modo ottimale la curva di combustione della lampada.
  • M-sync è progettato espressamente per le lampade a bulbo perché comanda il lampo da 5 a 15 millisecondi prima dell'apertura della tendina, in modo che il picco della potenza della combustione si sviluppi quando l'otturatore è completamente aperto.
  • FP-sync è progettato per le lampade a lunga combustione, e permette l'uso di tempi di scatto molto più brevi.
In generale M-sync (dove M=medium) è destinato ad otturatori centrali, mentre FP-sync (dove FP=focal plane) è destinato all'uso con otturatora tendina.
X-sync (dove X=xenon) si usa con otturatori a tendina o centrali; ma è anche possibile usare M ed FP su otturatori a tendina con limitazioni dovute al cattivo sfruttamento della curva di combustione.
Sulle fotocamere FD del 1970, quindi FTb, F-1 ed EF, la gestione del lampo è così regolata: 

X-sync funziona sul tempo 1/60.
M-sync ed FP-sync funzionano su tutti i tempi tranne 1/60.
Per la EF l'unico flash utilizzabile è il lampo elettronico su 1/125, non fu previsto l'uso dei bulbi.

Su tutte le fotocamere FD successive, l'uso di bulbi non fu previsto perché nel frattempo erano caduti in disuso quindi l'otturatore non scatta in ritardo rispetto al flash.
Perciò volendo usare i bulbi flash, le uniche due fotocamere canon FD che ne sfruttano le caratteristiche sono la F-1old e la FTb.

Di fatto fino a metà degli anni 70 l'uso dei flash con lampadine al magnesio era diffusissimo. Poi arrivarono i flash elettronici: i primi modelli erano costosissimi ed inefficienti per cui l'uso delle lampadine si protrasse evolvendosi verso prodotti più versatili come il famoso "flashcube" che arrivò sino agli anni 80. Tuttavia per dovere di completezza voglio sottolineare che sebbene il sistema con lampade monouso sia notevolmente spratico visto che per ogni lampo occorre cambiare la lampada stando attenti a non bruciarsi le dita nel rimuoverla (e per questo i flash erano muniti di pulsante eiettore), oltre la scomodità di dover calcolare il diaframma da usare con una tabella (o con i regoli montati sul dorso dei flash) c'erano comunque dei lati positivi. Anzitutto la potenza disponibile. Una lampada di classe media quale la M3 arriva ad un numero guida di 80 (asa 100, X-sync 1/30")  che è quasi il doppio della potenza di un moderno flash EX580II (con un ingombro ed un peso notevolmente inferiori). Inoltre la possibilità di usare lampade con luce di colore differente, da abbinare alle pellicole disponibili era una cosa assai utile. Canon quindi, conscia della grande diffusione delle lampade a combustione, aggiornò i vecchi flash della serie V disponibili sulle telemetro e progettò il flash V-3, una unità compatta, con parabola retrattile da 12cm (com'era di moda in quegli anni). Tale unità, che potete vedere in queste due foto:


era discretamente versatile: la parabola poteva essere chiusa su due ampiezze differenti, sia per focali corte (114°), sia per focali tele (73°).
La parabola era anche orientabile, consentendo l'illuminazione indiretta, ed era possibile persino collegare diversi flash in serie per illuminazioni multiple. Era alimentato da una pila a 15V tuttora disponibile sul mercato, la V74PX, ed era dotato di un pulsante di test, che permetteva, tramite l'accensione di una spia, di verificare la bontà della lampada senza bruciarla. Il regolo sul dorso consentiva, nota distanza e numero guida delle lampade usate, di ottenere il diaframma da usare. Il montaggio del flash sulla F-1 avveniva tramite il flash coupler, mentre su altre fotocamere si montava direttamente sulla slitta.
Inoltre tramite un selettore poteva montare ben 4 tipi differenti di lampade, dalle minuscole PH (tramite adattatore) con numero guida 6, sino alle potenti press 25 (swan) con numero guida 200, come potete vedere da questa tabella:


Da notare che molte lampade erano fabbricate anche anche in versione FP, con lampo a durata prolungata, per poter usare tempi di sincronizzazione sino a 1/125"; a titolo di curiosità la sigla FP significa "Focal Plane" è riferita all'otturatore a tendina sul piano focale, che come noto per poter esporre correttamente il fotogramma va usato con un tempo specifico; tali lampade infatti nacquero proprio per questa esigenza.
Ecco infine come si presenta la F-1old con il flash V-3 montato:


A titolo di curiosità, con una lampada press 25 GN200, usando un diaframma 5.6 era possibile illuminare un soggetto a 30 metri!
Naturalmente, siccome i tempi erano maturi per l'introduzione dei ben più pratici flash elettronici, Canon introdusse un sistema raffinato:

 

  Il sistema CAT (Canon Auto Tuning) 

 

Con l'avvento della prima F-1 fu introdotto un sistema per la gestione automatica del flash, denominato CAT (Canon Auto Tuning). Tale sistema, sperimentato qualche mese prima su una economica telemetro, la Canonet QL17, fu definitivamente lanciato insieme al sistema FD ed era basato su due presupposti: 1) ottenere la distanza tra flash e soggetto con precisione. 2) automatizzare il calcolo della nota formula diaframma=numero guida/distanza in modo da non richiedere al fotografo di dover effettuare calcoli. In quegli anni i sistemi TTL erano di là da venire, e neppure erano state ancora introdotte le fotocellule al silicio per la misurazione della luce riflessa. Quindi fu ideato un sistema ingegnoso per la misurazione della distanza. Fu prodotto un anello speciale, denominato Flash Auto Ring da innestare sulla baionetta di servizio degli obiettivi. Esso non era altro che un potenziometro ed era dotato di una linguetta scorrevole asolata che doveva essere agganciata ad un piccolo perno sporgente presente sulla ghiera di messa a fuoco degli obiettivi:


In questo modo, ruotando la ghiera di messa a fuoco, il potenziometro variava la sua resistenza potendo quindi comunicare al sistema di calcolo una grandezza equivalente alla distanza tra fotocamera e soggetto.
Di questo anello furono prodotte 4 versioni (A, B, A2, B2) per adattarsi ai vari obiettivi predisposti, e cioè:
  • A: 35/2, 50/1.8
  • B: 35/2, 50/1.4
  • A2: 35/3.5, 35/2, 50/1.8
  • B2: 35/3.5, 35/2, 50/1.4
Sull'anello era presente infatti un selettore per scegliere quale tipo di obiettivo utilizzare (ogni anello permetteva di usare più obiettivi). Gli anelli A2 e B2 vennero prodotti successivamente in sostituzione dei precedenti A e B, per utilizzare nuovi obiettivi nel frattempo aggiunti, probabilmente in occasione dell'entrata in commercio della fotocamera EF, due anni dopo il lancio del sistema CAT; naturalmente furono realizzati in plastica anziché in metallo come i primi due.
Gli altri elementi su cui era basato questo sistema erano il già noto Flash Coupler L:


Questo accoppiatore andava innestato sull'apposita presa ricavata sul manettino di avvolgimento della pellicola ed era alimentato da due pile da 1,35V, una di tipo HD (spessore normale) per alimentare l'elettronica di controllo, l'altra di tipo HP (spessore maggiore) per alimentare una piccola lampada preposta all'illuminazione della scala esposimetrica tramite un piccolo interruttore; lo scopo di questo adattatore è quello di collegare i contatti ausiliari necessari alla trasmissione dei segnali di controllo.
Una nota: le pile tipo HD (ex Mallory RM625R) sono tutt'ora in commercio con la tensione di 1,5V sotto la sigla PX625, mentre quelle di tipo HP (ex Mallory PX-1 o EPX-1) sono in commercio con la tensione di 1,5V sotto la sigla LR50 (o MR50). In alternativa alla LR50 si può usare una PX625 (più sottile) spessorando la differenza con monetine da un centesimo di euro che hanno lo stesso diametro (16mm). Esiste comunque comunque l'adattatore MR-50 che permette l'uso di attuali pile all'ossido di argento SR44.
L'illuminazione del mirino fu introdotta perché l'accoppiatore oscurava col suo ingombro la finestrella per la presa di luce; esso inoltre era dotato di una levetta di blocco per impedire lo sgancio accidentale dalla fotocamera. Infine l'ultimo elemento era il flash, lo Speedlite 133D:



Una unità avente numero guida 18 a 100 asa, dotato di lampada pilota e pulsante di test, con angolo di emissione pari a 55° su entrambi gli assi; era alimentato da 4 pile stilo convenzionali.
Da notare che il cavetto del Flash Auto Ring, una volta innestato sulla apposita presa nello zoccolo del flash, funzionava anche da sicura meccanica per evitare lo sgancio accidentale del flash dalla slitta dell'accoppiatore. Ecco infine come si presenta il sistema completo montato sulla F-1old (foto dalla mia collezione personale):


Il funzionamento del sistema era molto semplice: si impostava il tempo di sincronizzazione pari ad 1/60" (F-1 ed FTb), oppure 1/125" (sulla EF), poi si accendeva il flash, dopo aver impostato il selettore dell'esposimetro sulla modalità corretta.
Nel momento in cui il condensatore era carico al 60% e la spia pilota si accendeva, il galvanometro nel mirino si posizionava sul valore corretto del diaframma (che ovviamente variava cambiando la distanza di messa a fuoco in omaggio alla regola del numero guida); era quindi sufficiente ruotare la ghiera dei diaframmi per far coincidere il collimatore con l'indice del galvanometro per avere la regolazione corretta.
Il sistema teneva conto della carica effettiva del condensatore, adeguando l'indicazione del galvanometro sul diaframma appropriato, per evitare di dover aspettare la carica completa.
Esclusivamente sulla canon EF, impostando la ghiera dell'obiettivo su "A" il funzionamento era completamente automatico, la fotocamera impostava il diaframma corretto senza nessuna manovra supplementare. Naturalmente il sistema teneva conto sia di tempi di scatto più lenti del tempo X-sync (per esempio per variare il peso dell'illuminazione ambientale, anche se le istruzioni suggerivano di usare solo il tempo sincro), sia della sensibilità della pellicola, variando in entrambi i casi l'indicazione del galvanometro circa il diaframma da utilizzare. L'anello potenziometrico assolveva anche un'altra importante funzione non documentata: limitava meccanicamente la corsa di messa a fuoco dell'obiettivo, riducendola alla zona coperta dal flash per evitare di avere soggetti troppo vicini  correndo il rischio di bruciare il primo piano. C'è da dire però che essendo l'anello concepito per usare 3 obiettivi diversi, vi sono zone della corsa di messa a fuoco che potrebbero risultare non coperte dal flash. Facendo riferimento all'obiettivo 35/2, l'anello limita meccanicamente la messa a fuoco a partire da 40cm (mentre l'obiettivo parte da 30cm), però il galvanometro indica se tale distanza è coperta oppure no, mettendo a fuoco infatti a distanze minori di 80cm (limite per il 35/2), il galvanometro crolla a zero, indicando quindi che il flash non copre quella distanza. Un sistema pratico ed efficace.... si era più avvezzi a ragionare non essendo schiavi di automatismi di difficile comprensione: qualora si fosse voluto utilizzare il flash solo per il riempimento delle ombre, era sufficiente valutare di quanti stop si volesse ridurre l'illuminazione per ottenere questo effetto chiudendo maggiormente il diaframma rispetto a quanto indicato dal galvanometro, oppure sottoesponendo tramite la ghiera ASA.
Unico limite: due sole focali coperte, 35mm e 50mm. Infine sembra che altri modelli di flash furono prodotti oltre al 133D, ma su di essi la documentazione è pressoché inesistente. In particolare si vocifera di un flash a due torce per macrofotografia denominato Speedlite 120A di cui si può vedere una foto nel panorama generale accessori relativo alla F-1old:


ed ancora uno Speedlite 500A a torcia:


ed infine di uno Speedlite 1000 sempre a torcia alimentato dal battery case esterno:


Quest'ultima foto deriva dalla scansione del manuale in lingua tedesca della F-1old, dove si parla chiaramente dei flash 500A e 1000.
Sebbene del 500A esistono foto che testimonierebbero l'avvenuta produzione, del 120A e del 1000 non esiste altra documentazione.
In effetti li sto cercando da anni ma ritengo che non siano mai stati commercializzati sui nostri mercati, se non addirittura mai prodotti effettivamente; in particolare non ho mai trovato traccia né della torcia, né dell'accoppiatore, né dell'anello potenziometrico e nemmeno del cavetto da utilizzare sul battery case.... insomma, se fossero stati prodotti qualcuno di questi elementi prima o poi sarebbe saltato fuori, invece non sono mai stati visti; anche in altri forum americani l'opinione più diffusa è che non siano mai entrati in produzione e che le foto mostrate siano solo foto preliminari di catalogo.


  Il sistema CATS (new Canon Auto Tuning)



Con l'avvento della nuova F-1 nel 1981, fu perfezionato anche il sistema CAT.
Ora sulle fotocamere era possibile ottenere il pieno automatismo del flash, ossia l'impostazione automatica del tempo sincro, ma anche l'impostazione del diaframma di lavoro corretto, con varianti a seconda del tipo di fotocamera:
  • Sulla serie A l'impostazione era totalmente automatica
  • Sui modelli FL e sulla F-1 old le impostazioni dovevano essere completamente manuali
  • Sulla new F-1 il diaframma era impostato automaticamente solo in caso di montaggio del motore traino pellicola; senza di esso il diaframma doveva essere impostato sull'obiettivo, il cui valore era suggerito nel mirino dal galvanometro.
Tuttavia sotto l'aspetto pratico vi fu un passo indietro: con il sistema precedente la distanza fotocamera-soggetto viene comunicata alla fotocamera tramite l'anello potenziometrico, quindi prescinde dal dover scegliere a priori una gamma di distanza entro cui operare, basta mettere a fuoco. C'è anche da dire però che per distanze normali, si possono avere due o tre gamme di distanza contemporaneamente valide, e questo permette di scegliere il diaframma più adatto in relazione alla desiderata profondità di campo, cosa che con il sistema precedente non era possibile, inoltre con il nuovo sistema la copertura va da 20mm sino a 100mm (con i due flash di punta) mentre prima si poteva usare il flash solo con le due focali 35mm e 50mm.
Altra grande innovazione fu l'uso della fotocellula per il controllo della durata del lampo, che permise di svincolare maggiormente l'uso del diaframma per esporre il flash, infatti i modelli migliori, presi in esame in questa rassegna (199A, 533G, 577G, ML-1), erano tutti dotati di fotocellula al silicio per il controllo della durata del lampo basato sulla luce riflessa dal soggetto.
In particolare, i due grossi flash a torcia 533G e 577G, unità potenti e versatili, avendo la fotocellula svincolata dal corpo principale, unitamente al controllo di avvenuta esposizione, possono essere utilizzati anche su fotocamere diverse, avendo solo l'accortezza di impostare tempo sincro e diaframma di lavoro secondo il regolo posizionato sulla testa del flash. 
Usando i tre diffusori in dotazione (20-24-100) si possono scegliere effetti di illuminazione differenti, che in combinazione con la possibilità di usare il flash di rimbalzo controllando a priori la corretta esposizione permettono scelte operative che nulla hanno da invidiare ai moderni quanto inutilmente complicati flash TTL. Per pura curiosità ho verificato il funzionamento delle fotocellule che controllano l'esposizione tramite un esposimetro flash separato: il funzionamento è perfetto, il diaframma selezionato sulla testa del flash corrisponde a quello che determina l'esposizione corretta. In caso di utilizzo di schermo diffusore, il flash adegua la potenza per garantire l'uso dello stesso diaframma con una copertura maggiore (o minore, a seconda del tipo usato). Che dire, un plauso agli ideatori di un sistema tanto pratico e funzionale, a dispetto dei 30 anni di esercizio.
Questa sezione, senza foto e dettagli sui modelli, non sarà più ampliata; ho avuto i flash 533G, 577G, ML-1 e 199A con relativi accessori ma dopo il mio cessato interesse per il sistema ho venduto tutto e non mi è più stato possibile fare aggiornamenti.

 

  Il sistema A-TTL

 

Per la prima volta nel 1986 fu introdotto un sistema TTL per la Canon T90, sistema battezzato "A-TTL" ed utilizzato sul modello Speedlite 300TL.





Tale modello era dotato di diverse funzioni:
  • Prelampo ATTL, emesso con infrarossi (testina orizzontale)  o lampada flash (testina inclinata).
  • Testina ampiamente orientabile e misurato con fotocellula esterna.
  • Sincronizzazione del lampo su prima e seconda tendina (per la prima volta al mondo).
  • FEL con misurazione spot (per la prima volta al mondo).
  • Modalità manuale ad alta potenza e bassa potenza (1/16).
  • Possibilità di regolare l'esposizione del soggetto indipendentemente dallo sfondo.
  • Fotocellula separata per la misura in caso di utilizzi manuali.
  • Ampiezza della parabola  regolabile manualmente su 4 focali (24-35-50-85) senza dover usare diffusori o fresnel aggiuntivi.
Caratteristiche assolutamente attuali anche oggi.

Sembra che il sistema A-TTL sia stato copiato dalla Olympus:  l'informazione è avvalorata da un cenno al sistema olympus sui manuali di riparazione della T90.
Tale sistema già predisposto sui tester kyoritsu dell'epoca usati da canon nei laboratori di riparazione venne probabilmente copiato per reverse engeenering.
Per motivi di brevetto Canon dovette poi abbandonare A-TTL ed introdusse il sistema E-TTL, notoriamente molto più problematico. Di fatto con una T90 ed un flash 300TL potete stare certi di non sbagliare nemmeno una foto su 36, cosa non da poco.

Una premessa importante serve per comprendere come funziona l'esposizione usando un flash.
Tutti sanno che il tempo di scatto impostato sulla fotocamera non influenza l'esposizione del flash, ma controlla il peso della luce ambientale.
Mentre invece l'apertura del diaframma influenza l'esposizione del flash secondo la famosa regoletta del numero guida/distanza.
Il problema principale è che la regolazione del diaframma non influenza soltanto l'esposizione del flash, ma controlla anche la profondità di campo, quindi si possono verificare situazioni dove per poter esporre correttamente il flash si è costretti ad usare diaframmi diversi da quelli eventualmente desiderati per un determinato risultato fotografico.
Il primo tentativo per svincolare l'esposizione flash dall'uso del diaframma fu il sistema CATS, dove con una fotocellula veniva interrotta l'alimentazione alla lampada in modo da controllare il flusso luminoso emesso.
Il sistema A-TTL invece, introducendo sensori nel corpo macchina, permise una migliore funzionalità, a prezzo ovviamente di una maggiore complicazione operativa.
Difatti la scelta della modalità operativa della fotocamera influenza notevolmente il risultato finale.
Quando furono messi in commercio la T90 ed il relativo flash TTL Speedlite 300TL fu pubblicata una guida ufficiale che spiegava dettagliatamente il funzionamento del sistema flash, guida peraltro corredata di grafici e tabelle per esemplificare i concetti:



Oggi queste guide non le stampano più, e nel contempo i flash sono molto più complessi.
Il risultato è il caos.



Il sistema A-TTL permette un controllo totale dell'esposizione secondo queste tre regole:

  1. L'esposizione della luce ambientale è completamente separata dall'esposizione del flash.
  2. L'esposizione della luce ambientale è controllata esclusivamente dal tempo di scatto e apertura del diaframma.
  3. L'esposizione del flash è controllata esclusivamente dalla durata del lampo.

 L'esposizione della luce ambientale quindi è controllata dal tipo di programma utilizzato sulla T-90:

  1. Con qualsiasi modalità Program diaframma e tempo di scatto sono automatici.
  2. In priorità di tempi il diaframma è automatico mentre il tempo di scatto è impostato manualmente.
  3. In priorità di diaframmi sono automatici i tempi mentre il diaframma è impostato manualmente.
  4. In modalità Manual si impostano manualmente entrambi i parametri.

Il controllo della durata del lampo invece è effettuato in tre modi:

Nelle modalità A-TTL e TTL Auto flash AE mode un sensore nel corpo della T90 misura e controlla l'illuminazione riflessa dalla pellicola durante l'esposizione.
Nella modalità FEL (Flash exposure lock) il sensore esposimetrico spot legge la luce attraverso l'obiettivo durante un prelampo emesso ad 1/20 della potenza massima stabilendo l'esposizione prima dell'esposizione.
Nella modalità manuale del flash (non della fotocamera) la durata del lampo viene determinata tramite una fotocellula incorporata sul flash.


Modalità del flash A-TTL.


La modalità operativa A-TTL (Advanced-Trough-The-Lens) determina l'esposizione tramite un prelampo il quale determina la distanza fotocamera-soggetto e prestabilisce l'intensità del lampo finale.
Con la testina del flash orizzontale il prelampo è emesso da una lampada ad infrarossi incorporata nel flash, mentre con la testina inclinata il prelampo è emesso dalla lampada flash. La luce riflessa dal soggetto viene registrata dalla fotocellula esterna accanto alla lampada ad infrarossi, ed utilizzata in vari modi, a seconda della modalità esposimetrica scelta, inoltre prima dell'esposizione finale il sistema A-TTL provvede a dare una conferma di esposizione corretta (tranne che con testina inclinata) mediante le cifre del display: se nessuna lampeggia significa che l'esposizione è corretta e si può procedere.

L'esposizione ambientale viene letta secondo lo schema espositivo "media pesata al centro" e non è possibile scegliere lo schema semispot. E' possibile invece usare lo schema spot, ma occorre passare alla modalità FEL.

L'esposizione del flash viene fermata tramite lettura della luce riflessa dalla pellicola durante l'esposizione; anche in questo caso lo schema usato è "media pesata al centro"

Una delle cose più importanti da controllare usando il flash è la distanza fotocamera-soggetto; poiché il numero guida del flash è fisso, e la gamma di aperture disponibili limitata, è ovvio che la copertura del flash funziona bene solo entro una determinata gamma di distanze. Questo è bene saperlo in anticipo.
In questa tabelle troverete la gamma di distanze (in metri) coperte dalle varie focali supportate dal 300TL:



Qui invece altri interessanti grafici:

A) Andamento dell'apertura del diaframma in relazione alla distanza fotocamera-soggetto nella modalità Program (su fotocamera) per il prelampo A-TTL.



B) Andamento dell'apertura del diaframma in modalità A-TTL (sul flash) e Program (su fotocamera) in base al livello di luce ambientale.



C) Andamento dell'apertura del diaframma in modalità FEL o TTL (sul flash) e Program (su fotocamera) in base al livello di luce ambientale.



D) Andamento del tempo di scatto dell'otturatore in base al livello di luce ambientale in modalità Program (su fotocamera) per tutte le modalità flash (A-TTL, TTL, FEL)


E) Il livello di esposizione della luce flash è controllato da un programma che a seconda della luce ambientale ne riduce l'intensità per evitare, durante le foto di giorno con riempimento delle ombre, una eccessiva luminosità del soggetto che tende a creare foto artificiose secondo questa tabella:


In pratica sino a 10EV di luce ambientale la potenza è invariata, sopra i 13EV è ridotta di 1,5 stop mentre tra 10 e 13EV è ridotta linearmente da zero ad 1,5 stop.
La riduzione del lampo vale per le modalità A-TTL, TTL, FEL ma non quando la T90 è impostata a lavorare in stop-down.


Funzionamento del sistema A-TTL nelle varie modalità operative della T-90.


Modalità della fotocamera Program.
La fotocamera imposta automaticamente otturatore e tempo di scatto, scelto tra 1/60 ed 1/250 (massimo tempo sincro della T90)  in base al livello di luce ambientale (grafico D).
L'apertura viene determinata in base alla distanza calcolata col prelampo (grafico A); l'apertura così calcolata viene comparata con quella determinata dallo schema esposimetrico "media pesata al centro" per la luce ambientale e viene scelta la più piccola tra le due.
Se la luce ambientale supera i 10EV il flash opera in modalità di riempimento, impostando un tempo di scatto di 1/60 in modo che lo sfondo sia sottoesposto rispetto al soggetto (tabella E).
Se in base alla sensibilità del film, apertura massima, distanza soggetto l'esposizione non è possibile, nel mirino lampeggiano entrambi i valori di tempo e diaframma.

Modalità della fotocamera Priorità di diaframmi (Av, Aperture Value).
Questa modalità, dove si sceglie il diaframma lasciando alla fotocamera l'impostazione del tempo di scatto, tenta sempre di esporre correttamente in base alla luce esistente, per ogni tempo di scatto calcolato.
Questo implica che potrebbero essere utilizzati tempi lunghi con conseguente obbligo di uso del treppiede.
Lo scopo principale di questa modalità è il controllo della profondità di campo tramite il diaframma e contemporaneamente il bilanciamento tra luce ambientale e luce flash.
Se l'apertura scelta richiede un tempo di scatto più rapido del tempo sincro (1/250) o più lento del tempo massimo disponibile il valore del tempo di scatto nel mirino lampeggerà per indicare l'inconsistenza dell'esposizione.

Modalità della fotocamera Priorità di tempi (Time Value).
Questa modalità, dove si sceglie il tempo di scatto lasciando alla fotocamera l'impostazione del diaframma tenta sempre di esporre correttamente in base alla luce esistente, per ogni diaframma calcolato.
Lo scopo principale di questa modalità è quello di controllare i tempi di scatto, ottenendo una corretta esposizione della luce ambientale.
Se il tempo scelto per la corretta esposizione ambientale richiede un'apertura più grande o più piccola di quelle disponibili sull'obiettivo, il valore del diaframma nel mirino lampeggerà per indicare l'inconsistenza dell'esposizione.

Altre modalità della fotocamera.
In A-TTL non è possibile usare la modalità manuale oppure la posa bulb.
Usando la modalità stop-down il funzionamento è similare a quello della priorità di diaframmi eccetto per il fatto che il diaframma dovrà essere manualmente chiuso al valore di lavoro prima di scattare; questo può essere utile per valutare la profondità di campo prima dello scatto.



Modalità del flash TTL Auto flash AE (TTL).

La  modalità TTL AUTO è l'unica che può essere usata quando la fotocamera è predisposta in manuale (stop-down) e la grande differenza con la modalità A-TTL consiste nella mancanza di prelampo.
Questa caratteristica è molto importante quando si usano flash asserviti con fotocellula per evitare che il prelampo li faccia scattare prima dell'apertura della tendina, inoltre è vantaggiosa anche perché le persone fotografate non saranno portate a credere che la fotografia sia stata già scattata vedendo il prelampo e resteranno in posa; per questo motivo tutti gli accessori off-camera lavorano in modalità TTL Auto, indipendentemente da come è stata impostata la fotocamera.

Per ottenere questa modalità occorre che nessuna delle spie ATTL/FEL/MHi/MLo sia accesa, basta premere leggermente uno qualsiasi dei quattro pulsanti, ed assicurarsi che nessuno dei corrispondenti led sia acceso.
L'aspetto negativo di questa modalità è che viene a mancare la misura della distanza fotocamera-soggetto, specie usando il flash angolato; occorre quindi prestare attenzione a posizionare il soggetto nelle gamme di distanza previste ed elencate nella tabella già vista.
Sul flash 300TL è prevista una etichetta autoadesiva promemoria con la gamma delle distanze disponibili.
La modalità TTL utilizza lo stesso schema per la gestione della luce ambientale già usato in A-TTL ed anche l'abbassamento della livello di luce flash in relazione alla luce ambiente già illustrato in tabella E.


Funzionamento del sistema TTL nelle varie modalità operative della T-90.


Modalità della fotocamera Program, Priorità di tempi e Priorità di diaframmi.
Queste due modalità operano come in A-TTL ma senza il preflash, quindi la fotocamera tenta di ottenere l'esposizione corretta in base al diaframma o tempo selezionato.
In modalità program il tempo di scatto viene fissato ad 1/60 e l'apertura selezionata in base alla luce ambientale secondo la tabella C, come in modalità A-TTL.

Modalità della fotocamera Manuale (e Bulb, posa prolungata).
Lo scopo di questa modalità è di combinare il controllo manuale dell'esposizione ambientale
tramite tempo e diaframma con l'esposizione automatica del flash.
Il vantaggio consiste nel controllo indipendente di apertura e tempo di scatto, ma questo richiede la responsabilità nell'esposizione della luce ambiente unitamente al controllo della distanza entro i limiti prefissati.
La T90 disattiva l'esposimetro ambientale se il flash è montato con queste impostazioni, quindi per utilizzarlo occorre spegnere momentaneamente il flash oppure usare un esposimetro esterno.
Dopo aver determinato la corretta esposizione dell'ambiente, il segreto per la riuscita è nel mettere il soggetto entro la gamma di distanze previste; in caso di dubbio sulla massima distanza è conveniente scattare una serie di foto con diverse impostazioni (bracketing).



Modalità Flash Exposure Lock (FEL).

La modalità FEL combina l'accuratezza di una misura esposimetrica spot con la praticità della esposizione automatica del flash (AE).
Diversamente dalle modalità A-TTL e TTL, la modalità FEL stabilisce l'esposizione del flash prima dello scatto e non misura la riflessione sul piano focale.
Con la modalità FEL il fotografo è libero di piazzare il soggetto dove vuole, inoltre visto che non si sfrutta la riflessione sulla pellicola, non vi saranno errori dovuti a differenze di riflettanza del film.
I vantaggi principali della modalità FEL sono:

  1. La misurazione flash di tipo spot è meno sensibile ad errori di esposizione rispetto alla media pesata al centro.
  2. Il sistema di misura della distanza è più accurato rispetto alla modalità A-TTL 
La modalità FEL può essere usata in ogni modalità della T90, escluso Manual e Bulb.
Per usarla occorre premere il tasto FEl sul corpo flash, poi posizionare l'area circolare spot del mirino sul soggetto e premere il pulsantino spot accanto al pulsante di scatto.
Verrà emesso
un lampo ad 1/20 della potenza sia con testa diretta che inclinata, e la misura conservata in memoria per 30 secondi. 
La misura viene cancellata automaticamente dopo lo scatto, ma è possibile cancellarla prima premendo il pulsante "metering/clear" sulla T90, oppure spegnendo il flash o la fotocamera.
In una sequenza di scatto motorizzata soltanto il primo scatto userà le impostazioni FEL, mentre i successivi saranno esposti con modalità TTL.
La modalità FEL più vicina al controllo manuale è Priorità di diaframmi. 
 

Funzionamento del sistema FEL nelle varie modalità operative della T-90.


Modalità della fotocamera Program.
La modalità Program (o shift Variable Program) è la più rapida e facile da usare con FEL visto che tempo di scatto e diaframma sono impostati automaticamente; occorre solo selezionare l'area di interesse del soggetto, eseguire il prelampo, ricomporre e scattare.
Dopo aver eseguito il prelampo è conveniente controllare la scala esposimetrica nel mirino:





Per una corretta esposizione su soggetti medi occorre che l'indice rettangolare sulla scala FE Lock sia posizionato sul triangolo centrale. In caso in cui l'indice sia più basso occorre avvicinarsi al soggetto e rifare la lettura FEL, nel caso in cui sia superiore occorre regolarsi al contrario, allontanarsi dal soggetto e rifare la lettura FEL.
Tempo di scatto e diaframma sono indicati nel mirino:


Il tempo di scatto sarà impostato tra 1/60 ed 1/250 in relazione alla luce ambientale esattamente come in A-TTL (grafico D), quindi l'esposizione sarà garantita corretta da 1/60 sino alla massima apertura possibile con il limite di f/2.
La principale differenza con la modalità A-TTL è che la T90 imposterà diaframmi aperti con luce scarsa. Se questo è un problema conviene usare la modalità priorità di diaframmi.


Modalità della fotocamera Priorità di diaframmi.
Anche in questo caso lo scopo è quello di impostare il diaframma, ma i vantaggi della modalità FEL sono superiori rispetto a tutte le altre modalità della T90.
Dopo aver selezionato la modalità sulla fotocamera e FEL sul flash, occorre impostare il diaframma voluto e scegliere lo schema esposimetrico per la luce ambientale, che può essere parziale oppure spot; lo schema media pesata al centro non è consentito, ma sarà usato automaticamente in caso di flash di riempimento perché tende ad essere più accurato.
Quindi posizionare il cerchio spot del mirino sul soggetto e fare la lettura FEL quindi controllare la scala esposimetrica.
Se il puntino rettangolare è al di sotto del triangolo, l'esposizione flash è insufficiente quindi occorre avvicinarsi o aprire il diaframma e viceversa.
In questo caso la scala centrale dell'esposimetro indica il livello di esposizione ambientale, determinata dall'impostazione del diaframma; essa è determinata tramite il preflash e lo schema esposimetro scelto.
Una volta che la lettura flash è stata bloccata è possibile cambiare a piacimento il livello di esposizione per la luce ambientale, l'indicatore sulla scala centrale segnala sottoesposizione dello sfondo se è al di sotto del segno triangolare oppure sovraesposizione se è al di sopra. 
Per effettuare la correzione è sufficiente usare i pulsanti H "alte luci" (freccia ascendente) oppure L "basse luci" (freccia discendente) sul dorso della fotocamera.
Questa è una funzione molto comoda, specie con pellicole poco sensibili o scarsa luce, visto che il tempo sincro è limitato ad 1/250.
Analogamente con i pulsanti H ed L in modalità FEL è possibile correggere la luce del flash se il soggetto è troppo chiaro o troppo scuro (per esempio abiti bianchi e neri durante cerimonie)

Modalità della fotocamera Priorità di tempi.
Impostando il tempo di scatto, con la fotocamera che regola il diaframma, non si avranno le stesse possibilità di regolazione rispetto alla priorità di diaframmi.
I pulsanti alte luci e basse luci infatti modificano solo il diaframma e non il tempo di scatto pertanto si avrà un soggetto sicuramente ben esposto ma non altrettanto potrà accadere con lo sfondo.

Modalità della fotocamera stop-down.
Lo scopo dell'uso di questa modalità è quello di controllare visivamente la distribuzione della profondità di campo quando questo sia richiesto, oppure per poter usare vecchi obiettivi FL o tubi di prolunga senza trasmissione dei meccanismi.
Dopo aver premuto il pulsante stop-down ed effettuato la misurazione FEL verrà impostato il tempo di scatto che determina l'esposizione ambientale.
Anche in questo caso è possibile usare i pulsanti alte luci e basse luci per controllare lo sfondo, ricordando che la rotella per il controllo del diaframma sarà disabilitata e che esso dovrà essere regolato direttamente sull'obiettivo.

Modalità della fotocamera stop-down fixed-index.
Lo scopo dell'uso di questa modalità è quello di permettere una accurata lettura FEL controllando manualmente tutti i parametri.
Per impostarla occorre selezionare la modalità Tv, scegliere un tempo, impostare lo stop-down e selezionare un diaframma sulla ghiera dell'obiettivo.
Premendo a metà il pulsante di scatto verrà eseguita la lettura dell'ambiente.
In questo caso i pulsanti alte luci e basse luci sono disattivati ed occorrerà fare riferimento al display del mirino che indicherà CL (close down) in caso di sovraesposizione, OP (open up) in caso di sottoesposizione, oppure OO in caso di esposizione corretta.
Quindi effettuare la lettura FEL premendo il pulsantino spot e leggendo il livello di esposizione sulla scala verticale. Come nei casi precedenti l'esposizione del flash si regola col diaframma o con la distanza dal soggetto.
Uno dei vantaggi importanti di questa modalità è che la lettura del flash non viene bloccata, quindi è possibile scansionare la scena continuamente per cercare l'area adatta alla lettura, inoltre la scala esposimetrica funziona anche con le modalità media pesata al centro e parziale, cosa normalmente non possibile.
E' anche possibile, immediatamente prima dello scatto, rilasciare il pulsante stop-down e passare alla modalità TTL con le stesse impostazioni.
Questo permette due grandi vantaggi:

  1. Si possono verificare separatamente luce ambiente e flash.
  2. Si possono acquisire foto in sequenza con le stesse impostazioni senza dover azzerare la fotocamera.

Modalità della fotocamera manuale.
Esistono casi in cui l'esposizione automatica del flash non è applicabile, per esempio con soggetti fortemente riflettenti oppure con soggetti piccoli contro sfondi molto distanti e scuri.
In questo caso occorre applicare la regola del numero guida, sapendo che per il 300TL i numeri guida sono i seguenti:



La funzione del flash HI corrisponde a piena potenza oppure ATTL e funzioni automatiche, mentre la LO corrisponde ad 1/16 della piena potenza.

L'uso manuale del flash è facile se combinato con la lettura esposimetrica della fotocamera in modo da avere il massimo controllo sino al tempo sincro di 1/250.
Tuttavia siccome in modalità manuale la lettura esposimetrica sulla T90 è disattivata, occorre eseguirla con flash spento, o con esposimetro esterno.
Il migliore modo operativo della fotocamera è priorità di diaframmi perché in tempo di scatto è bloccato al tempo sincro massimo e si possiede il controllo totale sull'apertura durante lo scatto.
Anche la modalità bulb beneficia del flash manuale, specialmente per effetti speciali di illuminazione.
Le peggiori combinazioni sono priorità di tempi o program.
In questo caso infatti il diaframma è forzato sulla minima apertura (16,22,32), mentre il tempo di scatto è forzato al sincro (in program) o scelto (in Tv). Questo comporta un alto rischio di ottenere foto esposte male usando il flash in manuale; in ogni caso il mirino fa lampeggiare i valori interessati per segnalarlo.


Sincronizzazione lenta.

La sincronizzazione lenta prevede l'uso di tempi lenti per catturare la luce ambiente, solitamente per ritratti in scarsa luce.
Occorre impostare la T90 in modalità priorità di tempi, tenendo presente che selezionando un tempo più breve di 1/250, esso verrà automaticamente impostato indipendentemente dalla selezione. Il 300TL può essere impostato a piacere su A-TTL oppure su FEL.
In ogni altra modalità la sincronizzazione lenta non è consentita.


Impostazione del flash sulla seconda tendina.

Sul 300TL è possibile impostare lo scatto del lampo alla ripartenza della seconda tendina e non all'arrivo della prima tendina in posizione di apertura.
In pratica il lampo viene eseguito dopo l'esposizione e non prima.
Questa funzione è disponibile per tutte le modalità flash/fotocamera senza distinzioni.
Per ottenere i migliori effetti si possono usare la modalità manuale o bulb sulla fotocamera, impostando un tempo lento (per esempio 1/15) perché con un tempo troppo veloce gli effetti potrebbero essere non visibili.
Le scie luminose sono più visibili contro sfondi scuri e con soggetti vicini.



Un altro interessante flash TTL prodotto da Canon per la T90 è il Macro Ring Lite ML-2



Si tratta di un apparecchio dedicato alla macrofotografia con caratteristiche assai interessanti:

- Possibilità di usare singolarmente i tubi flash oltre che contemporaneamente.
- Luci di ausilio per la messa a fuoco.
- Flash di modellazione per valutare le ombre.
- Pieno controllo TTL tramite la T90.
- Modalità manuali a piena potenza e bassa potenza (1/16)

Questo flash è l'evoluzione del predecessore ML-1 del sistema CATS che aveva diverse limitazioni: oltre a non essere TTL permetteva soltanto l'uso di tre diaframmi, la potenza era regolata tramite fotocellula di rimbalzo e disponeva di due attenuatori di luminosità da montare sopra le lampade.
Il montaggio avviene direttamente sulla baionetta di servizio per l'obiettivo 200 macro, e tramite un anello adattatore da 52mm per il 100 macro ed il 50 macro.
Non è previsto, a differenza del precedente ML-1 un anello adattatore per obiettivi con portafiltro da 55 mm per obiettivi breach, ma l'anello è lo stesso del precedente flash, disponendone lo si può usare tranquillamente.
Volendo acquistare questo flash è bene assicurarsi che sia presente l'anello adattatore, composto da due anelli distinti (come in foto), uno filettato ed uno a baionetta, che si montano sull'obiettivo uno dentro l'altro, altrimenti il flash sarà utilizzabile solo sul 200 macro.
L'unica limitazione, rispetto al 300TL è che non è possibile usare la misurazione spot, il flash lavora soltanto in ATTL (oopure in manuale Hi/Lo) e qualora sia abbinato al 300TL per riempire le ombre, quest'ultimo non può lavorare in FEL ma solo in ATTL.
Il modello ML-2 è il vertice evolutivo del sistema TTL canon, lo dimostra il fatto che il suo successore, ML-3, esteticamente identico ma predisposto per le fotocamere EOS, fu mutilato di diverse funzioni, perdendo cioè l'utilissimo flash di modellazione (che alimenta le lampade flash in modo pulsante ad alta frequenza per valutare le ombre) oltre alle modalità manuali.
Questo può spiegarsi forse con l'ipotesi, da molti considerata certezza, che Canon copiò da altri produttori il suo sistema TTL. Se infatti la T90 fu lanciata nel 1986, mentre le EOS nel 1987, è lecito pensare che siano state sviluppate insieme negli anni precedenti, visto che hanno funzioni comuni ed estetica assolutamente identiche. Allora perché furono prodotti il flash ML-2 per la T90 e successivamente ML-3 per le EOS? Forse perché nel frattempo Canon dovette correre ai ripari dopo essere stata denunciata per violazione di brevetto da parte di Olympus o Nikon.
Resta il fatto che il TTL della T90 è quanto di meglio si possa desiderare: facile da usare, pratico nella scelta delle funzioni, versatile e sopratutto non sbaglia mai. Se dovete fare foto ad una cerimonia dove siano presenti abiti bianchi e neri, state certi che non sbaglierete un colpo, potete sottoesporre i soggetti bianchi e sovraesporre quelli neri mentre componete la foto mantenendo intatta l'illuminazione dello sfondo, senza dovervi ammattire tra menù-sottomenù ed amenità varie, mentre il soggetto ha già cambiato posizione.
Oggi con 150 euro comprate una T90 e con 50 euro il flash 300TL, dispondendo così di una accoppiata imbattibile da qualsiasi cancarone digitale da migliaia e migliaia di euro.

Nel sistema flash TTL della T90 erano previsti anche adattatori TTL e cavi specifici che permettono di usare sino a 4 flash contemporaneamente sotto il totale controllo della T90.
Certo c'è la seccatura del cavo tra i piedi, ma se dovete fotografare oggetti per cataloghi con una tenda di luce, potrete avere risultati incredibili.



Ecco ora una serie di foto allo stesso soggetto, con macchina su cavalletto e flash 300TL per illustrare le varie modalità e le possibilità di regolazione; ho usato l'obiettivo FD 85/1.2 Aspherical.
Premesso che il modo migliore di usare il sistema FEL è la priorità di diaframmi (Av), ho tralasciato le prove in priorità di tempi con FEL perché insignificanti.
Ho usato un vaso bianco per illustrare la possibilità di sottoesporre al volo mantenendo invariato lo sfondo. Sul vaso è appoggiata una scala di grigi kodak, dove per una esposizione corretta occorre poter vedere tutte le tonalità, con i limiti della scansione digitale.

I primi tre scatti sono fatti con Flash in modalità automatica (P), con macchina in modalità "Program" ed il terzo con la fotocamera in "P" modalità "tele 1". I risultati sono assolutamente identici, con sfondo sottoesposto perché le modalità automatiche danno la precedenza all'esposizione del soggetto con preferenza d'uso a mano libera.

 Flash in "P" fotocamera in "program"

 Flash in "ATTL" fotocamera in "program"

 Flash in "ATTL" fotocamera in "P tele1"


I successivi tre scatti sono fatti con fotocamera in priorità di diaframmi, il flash in "FEL" mantenendo l'esposizione dello sfondo costante e variando quella del soggetto di uno stop.
Si nota che lo sfondo è esposto meglio che nelle foto fatte in modalità automatica, ma è risultato necessario usare il treppiede. La foto migliore è ovviamente quella col soggetto bianco sottoesposto di uno stop visto che anche per il flash è stata programmata la regolazione sul grigio medio.


Fotocamera in Av Flash in FEL soggetto 0 sfondo 0

Fotocamera in Av Flash in FEL soggetto -1 sfondo 0

Fotocamera in Av Flash in FEL soggetto +1 sfondo 0

Gli ultimi due scatti sono fatti con la fotocamera in priorità di diaframmi a 5.6 e con il flash impostato sulle modalità manuali MHi (piena potenza) e MLo (1/16 potenza).
Nel primo caso la foto è ben riuscita perché il tempo sincro di 1/250 è risultato sufficiente, nel secondo caso è ovviamente sottoesposta.

Fotocamera in Av Flash in MHi


Fotocamera in Av Flash in MLo






Accessori per il controllo remoto dei flash.



A completamento del sistema di flash TTL furono ideati un gruppo di accessori per il controllo simultaneo di più flash (sino a 4 contemporaneamente, uno sulla macchina e tre esterni.

Il dispositivo principale è il TTL Hot shoe adapter:





questo accessorio, installato sulla slitta flash della fotocamera, ed alimentato da una pila al litio CR2025, permette di portare il segnale ad un altro flash tramite un cavo ed una slitta terminale. Inoltre possiede una slitta a sua volta, sulla quale è possibile montare un flash.

La slitta terminale, dotata di attacco filettato per cavalletto, è stata denominata Off camera shoe adapter:






I cavi disponibili sono di due tipi, quello spiralato da 60cm, detto Connecting cord 60:







e quello non spiralato da 3 metri, detto Connecting cord 300:









Per utilizzare ancora altri flash è necessario usare un ripartitore, il TTL distributor:








Collegandolo al Hot Shoe adapter, resteranno disponibili altri tre collegamenti, che sommati alla slitta disponibile sul Hot shoe adapter permetteranno di usare sino a 4 flash 300TL; è possibile anche montare sulla slitta un flash anulare ML-2 ed altri flash 300TL sino ad un numero di 3.

E' importante sapere è che questi accessori permettono di usare soltanto la modalità TTL Auto, quindi A-TTL e FEL sono esclusi perché generano prelampo ed in questo caso la macchina verrebbe tratta in inganno circa la distanza dal soggetto, generando esposizioni scorrette.



L'accessorio Hot Shoe Adapter è stato realizzato in due versioni successive (Hot shoe adapter HSA-2 e HSA-3), destinate al sistema EOS. La versione 3 differisce dalla 2 per la presenza di un pin di blocaggio sulla slitta e per avere la slitta verniciata di nero. 

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